Nel panorama del racconto audio, i numeri parlano chiaro: oltre 17 milioni di ascoltatori in Italia, una reach globale del 66%, che arriva fino al 68% tra la Gen Z. È l’ennesima conferma che il podcast è ormai parte integrante della nostra dieta culturale. Eppure, dietro la crescita dell’ascolto si nasconde un paradosso: secondo Warc, il business del podcasting fatica a decollare. Nel 2024, gli investimenti pubblicitari mondiali si sono fermati a 4,8 miliardi di dollari, con una crescita in rallentamento e una persistente difficoltà nel monetizzare il formato audio puro.
È proprio in questo contesto che si inserisce Chapeau Media, una startup fondata da quattro giovani italiani che, pur parlando lo stesso linguaggio dell’audio narrativo, scelgono un formato diverso per raccontare storie: non un podcast, ma documentari video pensati con la stessa cura narrativa. Un approccio che affascina chi ama il podcasting per l’intimità e la profondità delle storie, ma cerca oggi nuove forme visive altrettanto coinvolgenti.
Con oltre 1,5 milioni di visualizzazioni mensili su YouTube e 5,5 milioni su Instagram, Chapeau ha costruito in soli cinque mesi una community viva, affamata di storie vere e ben raccontate.
Il fascino del racconto autentico, oltre il talk
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Niente chiacchiere da talk, niente interviste da copione. Gli episodi di Chapeau – pubblicati ogni martedì alle 18 – sono veri e propri video-documentari, realizzati con un linguaggio e un ritmo che ricordano i migliori longform audio. Ma qui c’è anche la potenza dell’immagine: uno storytelling che entra nel cuore delle scelte, degli errori, delle ossessioni di fondatori, CEO e manager italiani, che hanno costruito realtà come Technogym, Grom, Satispay, Beretta, Snai e Marinella.
Una startup che ispira, come i podcast migliori
Fondata il 17 dicembre 2024 da Filippo Carabelli, Giacomo Luppi, Pietro Santini e Simone Roccoli, Chapeau Media non ha l’ossessione di monetizzare a tutti i costi. Proprio come molti creator audio che scelgono l’indipendenza, anche Chapeau punta tutto sulla qualità del contenuto: niente call to action commerciali, nessuna pressione pubblicitaria invasiva.
Il loro modello si basa su branded content selezionato e sponsorship coerenti, oltre a eventi dal vivo – sei solo nel 2024 – pensati come momenti reali di scambio, non passerelle promozionali.
Una visione condivisa con la nuova imprenditoria
Tra i primi sostenitori del progetto, c’è Marcello Ascani, imprenditore digitale e co-founder di Flatmates, che ha guidato un round seed da 140.000 euro per dare forza a Chapeau. Ma non è solo un investitore: oggi Ascani è partner strategico, mosso dalla stessa convinzione che anima tanti podcaster e storyteller indipendenti.
“Una sola voce non basta per raccontare quanto sia bello fare impresa in Italia. Chapeau ha la forza narrativa per amplificare questo messaggio e ispirare un’intera generazione” – ha dichiarato Ascani.
Un progetto che lascia il segno, per chi ama le storie vere
In un mondo dove anche l’audio cerca nuove strade per esprimersi, Chapeau Media rappresenta un punto d’incontro tra il linguaggio narrativo del podcast e l’intensità visiva del documentario. Un progetto che non tradisce i valori dell’ascolto profondo, ma li porta su nuovi formati e piattaforme.
“Intelligenza emotiva, network, passione: sono alcune delle leve fondamentali per fare impresa oggi in Italia. Ma da sole non bastano. Servono anche preparazione, tanta esperienza sul campo e la voglia concreta di sporcarsi le mani.” – raccontano i founder.
Per chi ama i podcast che ispirano, Chapeau è l’evoluzione naturale: storie vere, visione chiara, e l’ambizione di fare cultura imprenditoriale con autenticità.